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Archivi: Foto del mese

foto del mese: luglio 2017

                                Stemma dell’Accademia degli Oziosi (Napoli 1611)

L’Accademia degli Oziosi è stata un’istituzione culturale, in particolare letteraria, attiva a Napoli nel corso del XVII secolo. Fortemente voluta da Giovanni Battista Manso fu fondata martedì 3 maggio 1611 e radunava nel chiostro della chiesa di Santa Maria a Caponapoli, luogo dove tenne le sue sedute, i maggiori intellettuali napoletani e spagnoli della prima metà del Seicento. 

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foto del mese: giugno 2017

                                      Veduta del giardino pensile di Palazzo Reale a Napoli,                                           attribuito a Gabriele Carelli Museo Napoleonico di Roma – 1845

Anche oggi che ho molto visto e viaggiato non saprei immaginare niente di più bello”. Così ricorda la terrazza di Palazzo Reale nei suoi souvenirs Luisa Rasponi, figlia di Gioacchino.

Era notte fonda quando Murat giunse nelle sale del Palazzo che per i successivi sette anni avrebbe abitato come nuovo re di Napoli. Era il 6 settembre 1808. La città era in festa e tutta illuminata. L’indomani, dalla terrazza dei suoi appartamenti, avrebbe contemplato per la prima volta lo spettacolo di quel golfo di cui egli, figlio di un semplice locandiere francese, era divenuto sovrano. 

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foto del mese: maggio 2017

 

Felicità! Vurria sapè ched’è chesta parola,

vurria sapè che vvò significà.

Sarrà gnuranza ‘a mia, mancanza ‘e scola,

 ma chi ll’ha ‘ntiso maje annummenà.

 Antonio de Curtis in arte Totò

Napoli mia, io penso sempre a te!“, questa era la sua ricorrente frase, in cui esprimeva tutta l’angoscia e il dolore per la lontananza dalla sua città, la stessa che lo ha amato e che ancora oggi è inimmaginabile senza di lui. Sembra naturale paragonare Totò, dalla personalità esplosiva ed indomabile, alla Napoli affollatissima e chiassosa dei suoi vicoli, delle piazze e del lungomare assolato. Quando morì si spense il sorriso di un uomo buono ed anche triste come tutti i grandi comici. 

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foto del mese: aprile 2017

 Pablo Picasso “Parade” 1917 dipinto di m 11 x m 17  (Centre Pompidou-Metz di Parigi)

Per ricordare il centenario del viaggio di Pablo Picasso in Italia (1917-2017), mentre il pittore spagnolo è al lavoro come scenografo e costumista sul balletto russo “Parade”, dal 10 aprile al 10 luglio il Museo di Capodimonte di Napoli e l’Antiquarium di Pompei ospitano alcune opere di uno degli artisti più famosi del ‘900.

Picasso, una volta arrivato in Francia, non si è mai mosso ad eccezione di questo viaggio in Italia, con il poeta francese Jean Cocteau quando inizia a lavorare sul sipario di “Parade”, il balletto ideato dallo stesso Cocteau su musiche di Satie che andò in scena a Parigi nel maggio dello stesso anno. Arrivato in Italia a febbraio 1917 Picasso resta a Roma con Olga Kochlova, première dei Ballets Russes e sua prima moglie. Quando Cocteau arriva a Napoli, scrive a Picasso per invitarlo a raggiungerlo, ma il pittore risponde: ‘Sto bene a Roma, e poi c’è il Papa’. Immediata la replica del poeta all’amico pittore: ‘Sì è vero, a Roma c’è il Papa, ma a Napoli c’è Dio’. 

Due mesi prima, in data 13 marzo, così scrive il drammaturgo francese in una lettera alla madre: “Siamo di nuovo a Roma dopo un viaggio a Napoli, e da lì a Pompei in auto. Credo che nessuna città al mondo possa piacermi più di Napoli. L’Antichità classica brulica, nuova di zecca, in questa Montmartre araba, in questo enorme disordine di una kermesse che non ha mai sosta. Il cibo, Dio e la fornicazione, ecco i moventi di questo popolo romanzesco. Il Vesuvio fabbrica tutte le nuvole del mondo. Il mare è blu scuro. Scaglia giacinti sui marciapiedi”.

E certo quella raffica di suggestioni dovette impressionare anche il padre del Cubismo, che dall’incontro con la cultura tradizionale napoletana e con quell’assurda macchina del tempo che è Pompei, trasse non pochi spunti iconografici: dal topos del presepio al teatro popolare, passando per il teatro delle marionette.

Ad indagare ulteriormente il rapporto di Picasso con il teatro e la tradizione partenopea, a Capodimonte saranno inoltre esposti i bozzetti eseguiti dall’artista per il balletto Pulcinella (in scena nel 1920 a Parigi con musiche di Stravinsky e coreografie di Massine) insieme a alcune marionette e pupi della maschera napoletana dalla collezione Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso para el Arte.

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Pasqua 2017

L’Augurio di Pasqua, festa della vita che sconfigge le angustie del tempo, quest’anno lo dedichiamo ad un pezzo delle nostre radici che si stanno lentamente perdendo: gli affreschi del Chiostro del Carmine. Una narrazione che si dissolve con i pezzi di intonaco che si frantumano, un altro pezzo di patrimonio della nostra comunità che scompare come la vastissima tela che ornava tutto quanto il soffitto della Sala del Consiglio del Complesso di S. Eligio raffigurante Giove nell’Olimpo, attorniato dalle dee e dalle Muse. I dipinti, con scene della storia dell’Ordine dei Carmelitani e dei suoi santi, attribuiti a Leonardo de Grazia, detto il Pistoia (attivo a Napoli intorno al 1540), furono completati nel 1606 da Giovanni Balducci con scene della vita dei profeti Elia ed Eliseo.

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foto del mese: marzo 2017

Niccolò di Tommaso, Celestino V in maestà, particolare da trittico affrescato proveniente dalla cappella palatina del Castello del Balzo, Casaluce 2a metà XIV secolo, Napoli, Museo Civico di Castelnuovo.

Il 4 aprile 1292 morì il Papa Niccolò IV. Il Conclave riunito per eleggere il successore non trovava un accordo su nessun candidato: dopo 27 mesi i consensi confluirono su un anziano eremita Pietro Angelerio del Morrone che prese il nome di Celestino V; era il 5 luglio 1294. Su consiglio di Carlo d’Angiò, Celestino V trasferì la sede della Curia da L’Aquila a Napoli fissando la sua residenza in Castel Nuovo, la lussuosa residenza reale fatta costruire da Carlo I. Nell’agosto del 1294, Celestino V fece il suo ingresso trionfale a Napoli, nuova capitale della Cristianità, a dorso di un asino, come Cristo la Domenica delle Palme: a tenere le briglie, il re Carlo II e il suo primogenito Carlo Martello. Un carattere ascetico come quello del pontefice non poteva certo sentirsi a suo agio nella corte napoletana, un ambiente mondano il cui lusso era noto in tutta Europa, soprattutto nei banchetti, per i quali il re, pur indebitato fino al collo, spendeva cifre esorbitanti. Celestino si fece costruire una minuscola celletta di legno accanto al palazzo dove potesse mantenere le sue frugali abitudini. Probabilmente, nel corso delle sue frequenti meditazioni, dovette pervenire alla decisione di abbandonare il suo incarico, che lasciò  il 13 dicembre 1294. Dieci giorni dopo l’abdicazione di papa Celestino V, i componenti del Sacro Collegio si riunirono in conclave in Castel Nuovo, a Napoli e il 24 dicembre 1294 con il nome di Bonifacio VIII.

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foto del mese: febbraio 2017

Bibbia angioina_

Bibbia Angioina 1340 Biblioteca Maurits Sabbe della facoltà di Teologia della Katholieke Universiteit a Leuven (Belgio)

Un centinaio di splendide miniature compongono una sontuosa opera libraria, tra le più belle e prestigiose della letteratura trecentesca. Parliamo della Bibbia d’Angiò, opera realizzata alla corte di Roberto d’Angiò, re di Napoli, intorno al 1340. Per Francois Avirl della Biblioteca nazionale di Francia si tratta di “uno dei più splendidi gioielli dell’ingegno napoletano del XIV secolo”.

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foto del mese: gennaio 2017

Vestizione della sacerdotessa

Vestizione della sacerdotessa I sec. d.c. Museo Archeologico Nazionale di Napoli

L’opera (cm 44 x cm 44) rappresenta una donna seduta su un trono con inserti d’orati. Ha il busto coperto da un tunica parzialmente avvolta da un mantello bianco con orlo azzurro chiaro. Sul capo reca un diadema e porta collana ed orecchini. Accanto a lei, una giovane appoggiata col gomito sul bracciolo del sedile. É vestita con abiti sontuosi ed é elegantemente acconciata. Ella rivolge lo sguardo ad una terza fanciulla che un’ancella sta pettinando, abbigliata con una lunga tunica violacea orlata con balza di tono piú  scuro ricamata in oro, una sopravveste chiara e un mantello poggiato sulla spalla sinistra, ricadente lungo il braccio.

Le sacerdotesse ebbero un ruolo preponderante nell’ambito dell’attività della poleis, fondando dei veri e propri collegi, che si radicarono in varie città greche, tra cui Napoli. Cicerone nell’opera Pro Balbo riporta che le sacerdotesse votate al culto di Cerere venivano scelte principalmente a Napoli o a Velia, zone della Magna Grecia in cui questi culti mantennero per diverso tempo le caratteristiche originarie. La Chiesa di San Gregorio Armeno di Napoli, anche conosciuta come Chiesa di santa Patrizia, pare sia stata edificata sulle rovine del tempio di Cerere. In effetti, Napoli conserva nei suoi vicoli ombrosi le tracce della presenza di sacerdotesse di Cerere.

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Campo del Moricino: Auguri

Fiaba di Natale

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Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
Gianni Rodari Dal discorso al Premio Andersen 1970

Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.
Gilbert Keith Chesterton, Enormi sciocchezze

In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l’altro nell’abisso.
Paulo Coelho, Undici minuti

Avete voi riso della favola della volpe e dell’uva? Io no, mai. Perché nessuna saggezza m’è apparsa più saggia di questa, che insegna a guarir d’ogni voglia disprezzandola.
Luigi Pirandello, I Quaderni di Serafino Gubbio operatore

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foto del mese: dicembre 2016

Suonatrice di Liuto

Jan Vermeer “Suonatrice di liuto” olio su tela (1664)

La donna con il liutoun piccolo prezioso olio su tela, del pittore olandese Jan Vermeer (Delft, 1632 – 1675) dal Metropolitan Museum di New York viene esposta, per la prima volta a Napoli, al Museo di Capodimonte dal 18 novembre 2016 al 9 febbraio 2017.  Accanto al capolavoro di Vermeer sarà possibile ammirare alcune opere della pinacoteca di Capodimonte che mostreranno al visitatore il forte collegamento tra l’arte napoletana e l’arte olandese del ‘600.

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