Pyrgos Loretum
Il Plesso “Ada Negri” è ubicato nella parte orientale della città: il Borgo Loreto. Il vocabolo borgo o buvero, secondo alcuni, deriva dal greco Pyrgos, trasformato poi nel latino burnus. Prende il nome dall’antica chiesa e dall’Ospedale di S. Maria di Loreto. Ma si potrebbe anche ravvisare nel termine il significato di “lo reto”, che sta indietro, fuori le mura della città (1).
È il quartiere meno esteso della città. Confina a nord ed est con la Zona industriale, a sud con il quartiere San Giovanni a Teduccio, ad ovest con il quartiere Pendino.
Il quartiere fu soprannominato dai napoletani Case Nuove, poiché furono realizzate attorno al 1890 delle palazzine di edilizia popolare nell’area compresa tra il Borgo Loreto, corso Garibaldi e via Stella Polare (chiamata dal 1946 corso Arnaldo Lucci).
Fino alla seconda guerra mondiale insisteva a sud il borgo Loreto, di cui oggi riporta testimonianza il moderno ospedale Santa Maria di Loreto Nuovo che ricorda col nome la cinquecentesca chiesa di Santa Maria di Loreto. Cancellato dalle bombe alleate, sull’area del borgo è sorta via Vespucci e in futuro, si spera, il parco della Marinella.
Gli unici monumenti storici all’interno del quartiere sono la Caserma di Cavalleria Borbonica di Luigi Vanvitelli e i ruderi della stazione Bayard, capolinea occidentale della prima ferrovia della penisola, la Napoli-Portici, sul corso Garibaldi. Accanto ad essa sorge la stazione di Napoli Porta Nolana.
Nel 1647 il Borgo Loreto viene riportato nella bellissima “veduta di Napoli a volo d’uccello” di Didier Barra (1647)
Ecco come si presentava il Borgo Loreto nella stesura finale della mappa del Duca di Noja (1775)
Interessante anche il vicino Ponte della Maddalena, dove all’epoca ancora sbucava la foce del Sebeto. Guardate poi l’estesissima spiaggia, che continuava verso la città fino all’attuale Calata Porta di Massa, spiaggia interamente “mangiata” nei secoli successivi (ed in particolare negli ultimi 100 anni) dall’espansione portuale. Poi le zone paludose che ancora coprivano tutta la zona orientale, ricca di acque provenienti dalle sorgenti di Volla, ed il Mulino ad acqua (“Molino della Ruota”), posto alla confluenza tra il Sebeto ed il Rubeolo, attrezzato addirittura per i “bagni freschi” (l’antenato di un Lido moderno insomma). (neldot 70 da http://cdn.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10192533)
In fondo il Vesuvio, mentre quell’accrocco di edifici dovrebbe essere la zona del ponte della Maddalena, oggi assai modificata. Oggi di questa strada non rimane niente, a partire dalla guerra è stato tutto stravolto. Oggi del borgo Loreto permane qualche rudere presso piazza Guglielmo Pepe, forse anche qualche rudere sparso. Ancora negli anni sessanta via Borgo Loreto resiste in un primo tratto. Molti i palazzi bombardati e demoliti; le due chiese del borgo, cioè Sant’Arcangelo all’Arena e Santa Maria di Loreto, sono già scomparse sempre per i bombardamenti. Negli anni cinquanta si apre quel tratto della via Marittima che dal 1958 si chiama via Vespucci (demolendo l’antico serraglio di Sanfelice che dell’antico però non teneva più niente essendo stato rimodulato per gli usi militari della caserma Bianchini a cui era unito), si costruisce sempre entro il 1958 (data della sua inaugurazione) l’ospedale di Santa Maria di Loreto Nuovo, nuovo” rispetto al vecchio ospedale che si trovava nel convento della chiesa di Loreto. Si costruisce nei primissimi anni cinquanta (1951-53) anche questo complesso abitativo tra via Vespucci e corso Lucci, che comprende anche una limitata cortina sulla via Vespucci; il tutto è firmato da importanti architetti: Carlo Cocchia, Giulio De Luca e Francesco della Sala. (http://cdn.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10192533)
(1) http://archivio.denaro.it/VisArticolo.aspx/VisArticolo.aspx?IdArt=592409&KeyW=inserto