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Archivi: Foto del mese

foto del mese: agosto 2019

Chiostro del Carmine

Le mura del Convento del Carmine, nel corso dei secoli, si sono impregnate delle storie di uomini che hanno testimoniato le loro idee con la vita e si sono rivestite di narrazioni che sanno arrivare al cuore di chi ha desiderio di conoscenza. E l’anima di questo scrigno, che appartiene all’intera città, è un giardino a cielo aperto circondato da un corridoio coperto, delimitato da arcate. Uno spazio silenzioso e intimo che riesce a far riflettere sulle ragioni profonde della vita e sa nutrire lo spirito senza distinzione di sesso, età o religione.

Le immagini delle pareti con gli anni erano diventate sempre meno nitide e meno leggibili. Era come se, un opaco velo, sempre più spesso, volesse coprire con le figure le storie rappresentate quasi a difenderle da chi neanche si accorgeva della loro presenza.

Quando si è presi da se stessi non c’è spazio per altro o altri: finiamo per parlare tutti e non avendo chi ci ascolta per parlare a noi stessi. L’ascolto è alla base dell’accoglienza e l’accoglienza alla base dell’apertura all’altro e alla sua conoscenza; senza conoscenza non c’è l’altro ma neanche noi stessi. Mi era sembrato che quella coltre che copriva gli affreschi del chiostro fosse mentale prima che fisico.

Ora, con i restauri appena terminati, c’è la possibilità di vedere e vederci, ricominciare a costruire quella storia fatta di sogni comuni partendo dalle radici. I sogni singoli se non coinvolgono l’altro finiscono per diventare incubi e l’altro l’individuo da cui difendersi.

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Universiadi Napoli e il mito negato di Ermagora

Ermagora palaistès-in greco atleta lottatore-vissuto nella metà del II sec. d.C.

In occasione dell’edizione dell’Universiade 2019 gli alunni dell’Istituto Comprensivo Statale “Campo del Moricino” hanno elaborato un percorso per l’ideazione della mascotte (non scelta) dell’evento sportivo, partendo dal contesto culturale da cui gli allievi provengono: la piazza del mercato medievale era anticamente la sede degli spazi sportivi per l’articolazione dei giochi Isolimpici. Prendendo spunto dai protagonisti che hanno preso parte ai Sebastà, le gare alla maniera greca istituite a Napoli dall’imperatore Augusto, gli allievi hanno sviluppato, attraverso il cooperative learning, l’immagine di Marco Aurelio Ermagora, un palaistès – in greco un atleta lottatore – vissuto verso la metà del II secolo d. C.

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foto del mese: Giugno 2019

Francesco Alessio “Le Cupole di Spago” (1997) – Ferro, corda, marmo, sabbia

L’istallazione dall’impianto monumentale ma dalle dimensioni contenute, circa 50 centimetri di diametro, determina, con pochi esili elementi, uno Spazio, caratterizza un Luogo, ci racconta.

Spazio sono le raccolte cupole di corda, intonacate all’interno, spazio sono le sottilissime grafìe del ferro che sorregge  precariamente le cupole, spazio sono i due marmi sottostanti.

È il cerchio di sabbia a identificare il luogo che delimita il ‘recinto’ entro cui si rivela l’opera.

Guardandola ci s’immagina a camminare sul fondo di sabbia, intorno alle lastre di onice traslucido, col naso per aria ad osservare il delicato equilibrio di questa struttura.

Dalla sensazione dello spazio fisico, reale, in breve s’arriva ad uno spazio mentale, intimo e crepuscolare. I fili di ferro sono, in realtà, la traduzione scultorea del disegno, dove ogni linea conserva i graffi dell’inchiostro sbavato sul foglio o, addirittura, porta ancora ‘addosso’ il pennino che l’ha disegnata. Ogni cupoletta ha una eco con sonorità diverse che, immaginiamo, si diffondano in tutte le direzioni, come fossero ‘voci’ di campane che ondeggiano nello spazio. Sotto le cupole c’è protezione perché queste, candide, raccolgono e conservano tutt’intorno i nostri sguardi e da qualunque punto le si osservi, ci appaiono sempre differentemente orientate, come fossero elementi dotati di una strana vitalità.

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foto del mese: maggio 2019

Ritratto di Gaetano Filangieri in divisa militare. Incisione da disegno,
tratto dalla rivista Poliorama Pittoresco del 1838 di autore sconosciuto

Il Maggio dei Monumenti 2019 numero XXV, che ha come titolo
Il diritto alla felicità. Filangieri e il ‘700 dei Lumi”, si articolerà in una serie di iniziative legate ai luoghi dove visse e operò Gaetano Filangieri, oltre a mostre e convegni con al centro i principi illuministici tratti dalla sua opera. Filangieri è una figura di primo piano nell’Europa della seconda metà del Settecento: riceve a più riprese Goethe e intrattiene rapporti con il fior fiore dell’intellettualità europea. I suoi lavori vengono tradotti in molte lingue straniere (Venturi 1962). La sua opera principale, La scienza della legislazione, è una costruzione intellettuale lucidamente utopica e al contempo tecnicamente raffinata e moderna; tra l’altro, essa mette in rilievo l’interdipendenza delle leggi della politica e dell’economia, delinea un’analisi del sistema economico aperta alla concorrenza e al libero scambio, e individua per l’Europa e per Napoli l’urgenza di una radicale riforma agraria.
Gli scritti del filosofo napoletano ispirarono la gloriosa e breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799 e influenzarono profondamente il pensiero di Benjamin Franklin con cui fu avviato un intenso carteggio che ispirò la stesura della Costituzione degli Stati Uniti d’America .

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foto del mese: aprile 2019

Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Mostra Caravaggio Napoli (12 aprile – 14 luglio 2019)

La mostra “Caravaggio a Napoli“, dal 12 aprile al Museo di Capodimonte, intende approfondire il periodo napoletano del pittore e l’eredità lasciata nella città partenopea. Quella di Caravaggio fu una presenza fondamentale per lo sviluppo della poetica barocca e la diffusione del naturalismo caravaggesco nella pittura del XVII secolo in Europa. Caravaggio visse a Napoli per complessivi 18 mesi tra il 1606 e il 1610. Un soggiorno fondamentale per la sua vita e le sue opere, di sicuro un periodo meno noto di quello trascorso a Roma.
La mostra si propone di mettere a confronto sei opere del Merisi tutte eseguite a Napoli, provenienti dai Musei italiani e internazionali, tra cui prestiti straordinari quali La Flagellazione del Musée des Beaux-Arts di Rouen, assente da oltre trent’anni dal circuito espositivo, e il Salomé con la testa del Battista proveniente dal National Gallery, Londra

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Pasqua 2019: Auguri

La Scuola: un albero con tante foglie differenti.

La leggenda dei nidi

Molto, molto tempo fa, gli uccellini non avevano il nido, volavano tutto il giorno e, quando scendeva la sera, si posavano su un, ramo o su un sasso, e là dormivano. La pioggia e il vento li bagnavano e il freddo li gelava.

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foto del mese: marzo 2019

Le tre Grazie (particolare) di Antonio Canova dal Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo al Museo archeologico Nazionale Napoli dal 28 marzo al 30 giugno 2019

Le tre Grazie rappresentate nella scultura sono le tre figlie di Zeus: Eufrosine, Talia e Aglalia. Le tre divinità, secondo la mitologia, donavano felicità e bellezza al mondo e al genere umano. Le Cariti (gr. Χάριτες), questo era il loro nome, erano quindi divinità dell’antica Grecia (dette dai Romani Gratiae), personificazioni della grazia e della bellezza e loro dispensatrici. Figlie di Zeus e di Eurinome, furono presto comprese fra le divinità apollinee e spesso unite alle Muse. Il centro più antico del loro culto sembra essere stato Orcomeno di Beozia, dove fu fissato il numero delle C. e fu deciso il loro nome: Aglaia, la splendente; Eufrosine, la rallegrante; Talia, la fiorente. Antonio Canova scolpì Le Tre Grazie per Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone. Una copia fu realizzata per John Russell, VI duca di Bedford. Per il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, la mostra “Canova e l’Antico” in programma nella città partenopea dal 28 marzo al 30 giugno  aMuseo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)  promossa in sinergia con l’Ermitage di San Pietroburgo: Se non è “la mostra delle mostre” sarà sicuramente un’esposizione “che farà epoca”. Ospiterà 110 opere del celebre scultore neoclassico Antonio Canova, tra cui alcuni capolavori attualmente custoditi nella collezione artistica dell’Ermitage di San Pietroburgo. Si tratta di 12 grandi marmi e più di 110 opere tra grandi modelli, bassorilievi, calchi in gesso, modellini e disegni.

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foto del mese: febbraio 2019

Palazzo dei Regi Studi, ora Museo Archeologico
MuSA – Museo degli Strumenti Astronomici

Nel 1653 il fisiologo e matematico Tommaso Cornelio, che reggeva la seconda cattedra di Medicina teorica, tenne per qualche tempo anche letture di Astronomia. Nel 1695 gli subentrò Agostino Ariani che insegnò, oltre l’Euclide, la trigonometria, le meccanica, l’astronomia, la prospettiva, convincendo i letterati napoletani che la fisica e la matematica non erano arti magiche e tenebrose. Tenne la cattedra fino al 1732 quando fu assegnata a Pietro Di Martino. 
A palazzo reale con il viceregno di Luigi de la Cerda duca di Medinacoeli, si tenevano delle adunanze, dette Accademie, per leggere e commentare alcuni componimenti letterari. Federico Pappacoda, cavaliere napoletano ed estimatore dei letterati, e Nicolò Caravita proposero al viceré la istituzione di una vera e propria Accademia. L’Accademia reale, nota anche come Accademia palatina, fu istituita il 20 marzo 1698 e i socii dovevano ragionare di materie fisiche, astronomiche, geografiche ed istoriche, illustrando tutto ció che avessero ignorato gli antichi o scritto astrusamente.
Nel 1735 Carlo di Borbone divenne re di Napoli e di Sicilia restituendo al meridione d’Italia l’antica indipendenza dopo oltre due secoli di dominazione straniera e inaugurando un lungo periodo di rinascita politica e ripresa economica. Uno dei suoi primi atti fu l’approvazione del piano di riforma degli Studii proposto da Celestino Galiani.
Nell’ambito di tale riforma, che comprendeva la riorganizzazione e la ridistribuzione delle cattedre tra i docenti e che sanciva nuovi doveri e diritti di studenti e professori, fu istituita la cattedra di Astronomia e Nautica in sostituzione di quella di Etica e Politica. Per il Mezzogiorno d’Italia era la prima volta che la scienza astronomica veniva inserita nel programma di studi superiori.

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foto del mese: gennaio 2019

Giuseppe Navarra “Maria Cristina di Savoia” (1830) olio su tela-Real Palazzo di Napoli

La mostra “Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere” espone dal 21 dicembre 2018 al 15 maggio 2019 centinaia di opere (dipinti, statue, arazzi, porcellane, armi, e oggetti di arti decorative) provenienti da cinque depositi di Capodimonte.  I depositi, considerati  ambienti chiusi, polverosi, custodi impenetrabili di tesori nascosti e ignorati, in realtà sono, il luogo originato da scelte umane, identificano un’epoca e, attraverso la selezione delle opere fatte dagli uomini, rendono possibile rintracciare gusto,  ragione storico artistica ed esigenza conservativa. La mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere (21 dicembre 2018 – 15 maggio 2019), organizzata dal Museo insieme alla casa editrice Electa, è il secondo capitolo di una trilogia di esposizioni (la prima è stata Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017 all’11 novembre 2018) e la terza ci sarà nel 2019 con C’era una volta Napoli. Storia di una grande bellezza), intende sfidare il principio costitutivo del museo, proponendolo non più come entità statica e immobile,  ma come luogo di libertà, di creatività, di potenziale espressivo. Leggi il resto di questo articolo »

Campo del Moricino: Auguri

                                         Il video Campo del Moricino: Auguri

        Una volta, tanto tempo fa, tutti gli utensili erano animati e parlavano.

        In una antica abitazione, un grosso lume a petrolio, di ottone lucido godeva di grossa considerazione tra tutti gli abitanti della casa. Quando il sole, che aveva riscaldato e illuminato il giorno, andava a riposare e la luna, con la sua luce pallida, si levava per vegliare sulla quiete della notte, il lume veniva acceso.

        La luce viva della fiamma si spandeva nella stanza, illuminava la tavola, ravvivava le pareti, dava nuova vita all’orologio a pendolo che scandiva con dei gong i minuti e con una melodia le ore.

      Alla luce della lampada la famiglia si riuniva per la cena e raccontava della giornata; più tardi le donne lavoravano al corredo, gli uomini discutevano di lavoro, i bambini giocavano.

        A notte fonda si spegneva e con lei la casa.

       Di mattina, al primo aroma del caffè, quando le tazzine tintinnavano festose al nuovo giorno, la vecchia credenza, con voce burbera, le richiamava: “Silenzio, per carità un po’ di silenzio. Non turbate il riposo del lume, ieri è stato sveglio fino a tardi”.

        A questo parole anche i cucchiaini, di solito fragorosi e striduli si avviavano a ruotare silenziosamente nelle tazze sciogliendo lo zucchero senza far rumore.

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