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foto del mese: maggio 2018

   Giambattista Vico (Napoli 23.06.1668 –  23.01.1744) è stato un filosofo, storico e giurista.

La città di Napoli  celebra i 350 anni dalla nascita del filosofo e storico napoletano Giambattista Vico con la XXIV edizione del Maggio dei Monumenti. 

Il programma di attività, denominato Giambattista Vico. L’età degli Dei, l’età degli Eroi, l’età degli Uomini, organizzato con importanti istituti culturali della città, intende accompagnare turisti e cittadini alla scoperta e alla riscoperta della grande personalità di Giambattista Vico attraverso spettacoli teatrali, conferenze, mostre, installazioni multimediali, visite guidate ai percorsi vichiani, le piazze, i più bei siti monumentali di Napoli.

Distinguant, dans l’histoire du monde, la succession de l’âge des dieux, des héros et des hommes, il voit dans la naissance des nations le cadre dans lequel l’homme atteint le plus haut degré de son humanité.” (Vie et mort des nations. Lecture de la Science nouvelle de Giambattista Vico”, d’Alain Pons Ed. Gallimard, 2015). Distinguendo, nella storia del mondo, la successione dell’età degli dei, degli eroi e degli uomini, egli vede nella nascita delle nazioni la struttura in cui l’uomo raggiunge il più alto grado della sua umanità.

Nacque a Napoli nel 1668 in una famiglia di modeste condizioni, il padre aveva una piccola libreria. Da bambino, in seguito a una caduta i medici predissero che era destinato a morire presto o a restar «stolido»; questa condizione contribuì a sviluppare in lui «una natura malinconica ed acre». 

Visse in ristrettezze, tra tanti figli (otto, come la famiglia da cui proveniva) che gli impedivano di concentrarsi tra «gli strepiti domestici»; una moglie «dotata di puri e ingenui costumi», analfabeta e poco pratica delle faccende domestiche; due figlie che gli davano «leggiadro trastullo» e un figlio «traviato», Ignazio.

Da intellettuale della Magna Grecia, Vico riconosceva di avere «poco spirito» nelle cose che riguardano «le utilità». Bocciato all’unanimità al concorso di Diritto Civile, fu umiliato come autore per l’insuccesso del suo testo sul Diritto universale: «Sfuggo tutti i luoghi celebri per non abbattermi in coloro ai quali l’ho mandata… non dandomi essi né pure un riscontro di averla ricevuta, mi confermano l’oppinione di averla io mandata al diserto».

Nel 2018 ricorre la celebrazione dei trecentocinquant’anni dalla nascita di questo pensatore che,  ancora ai giorni nostri, ha qualcosa di significativo da dire e che ancora può aiutarci a interpretare e a capire il mondo in cui siamo immersi. Molti dei temi affrontati nelle sue opere riescono a catturare ancora l’interesse del lettore contemporaneo. In particolare la considerazione vichiana della fantasia, ipotizzata come presenza di un sapere specifico del corpo dell’uomo, affiancata dall’attività della memoria, vista non come una facoltà di tipo conservativo quanto piuttosto capacità creativa e inventiva tramite l’utilizzazione dellingegno. Vico mette a punto un concetto di senso comune davvero originalissimo, che vale per tutti gli uomini, in qualsiasi luogo e qualsiasi tempo; per Vico la natura umana non è solo la natura del mondo degli uomini, ma proprio, in quanto natura umana, la natura comune a tutti gli uomini. Vico riesce a inserirsi nel dibattito con la cultura a lui contemporanea, proponendo un concetto eccentrico e straordinario come quello di sapere poeticoraccontando nella Scienza nuova la storia del modo in cui l’uomo diventa uomo passando da esordi bestiali, dove tutto era corpo, alla costituzione di una mente riflessiva che non nega allo stesso tempo le sue forti componenti emotive ed emozionali.

I primi bestioni erano tutti totalmente immersi nel corpo, sentivano solo con il corpo e con questo conoscevano, e la loro conoscenza era una forma ingegnosa di creazione: possedevano cioè una vera forma di conoscenza gestita dal corpo, un tipo di sapere in cui livello mentale e livello fisico vengono chiamati a collaborare, e con questa sua complessa operazione realizzavano una forma di sapere, che è il sapere del senso comune, che vale non solo per se stesso, ma al medesimo tempo per tutto il genere umano. Storia variegata dell’uomo e delle sue proprie forme di conoscenza, distinte da quelle divine, e caratterizzate dal fare come sola forma di conoscenza accessibile all’uomo perché da lui stesso creata: storia di cose umane e civili nelle quali l’uomo è pari a un dio proprio perché creatore nella sua sfera d’azione e di conoscenza.

Vico ha il merito di far scendere in pista un sapere che ha come sua peculiarità quella di essere “inclusivo”: la conquista del vero non è possibile per una mente avulsa dal corpo e la mente è sempre immersa totalmente nei sensi. Il fascino di Vico – ancora attuale – è quello di avere proposto l’elaborazione di un concetto di certezza di sé del soggetto che non ripudia mai passioni, sentimenti, emozioni; lo stesso schema evolutivo del bestione che giunge all’umanità non si libera a sensibus, ma li integra nel processo conoscitivo. Il potere della mente si limita a lavorare sui materiali forniti dal senso e dall’esperienza e a giocare con loro unendoli, spostandoli, accrescendoli o assottigliandoli; ogni volta che un oggetto si presenta alla memoria o ai sensi, l’immaginazione concepisce subito l’oggetto con cui è in genere congiunto, e questa operazione è accompagnata da una sensazione o sentimento che non ha niente a che vedere con i prodotti della fantasia. Vien costruito un uomo in grado di sentire l’emozione in connessione con l’oggetto che l’ha suscitata, in grado di sentire il legame tra oggetto esterno e stato emotivo del corpo. Al moderno mind-body problem (il problema  mente-corpo – la relazione tra la mente e il corpo umano),  un tema tanto discusso attualmente dalle neuroscienze, Vico sembra dare una risposta proprio nell’idea di una conoscenza del corpo, di un sapere poetico.

Vico ebbe mente intuitiva e poetica più che analitica. Il suo fu realismo metafisico. La Scienza nuova ebbe fama solo quando per lui stava calando la notte e «aggitato e afflitto, come ad ultimo sicuro porto, lacero e stanco, finalmente ritragge». Vita oscura di un luminoso pensatore, che intuì la via mediterranea alla modernità.

A questa grande figura è dedicata il Maggio dei Monumenti 2018.

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