Il PIANOFORTE come non l’avevamo mai immaginato

davIl giorno 13 Dicembre siamo stati invitati a vedere un’esposizione di pianoforti a coda, con la possibilità di eseguire una parte del nostro repertorio in un luogo veramente magico. C’erano sale con pianoforti ovunque, dalle varie forme con le loro casse armoniche verticali o a forma di onda. Alcuni erano bianchi altri lucidi, con le loro corde ben visibili. Un esperto accordatore di origini cinesi in una lingua tra l’inglese e l’italiano ci ha spiegato che il suono è un prodotto della fisica e della matematica. Ci ha spiegato il meccanismo interno del pianoforte che mette in collegamento i tasti con le corde dello strumento, che, proprio per questo si classifica tra gli strumenti a corde percosse. Martelletti e smorzi, corde doppie e lunghe per i suoni gravi e sottili e gradualmente più corte per i suoni centrali e acuti danno alla coda del pianoforte la caratteristica forma. Quando si accorda un pianoforte si parte dagli intervalli di quinta e poi si procede un po’ alla volta. Il punto di partenza è il diapason che produce al suono la una vibrazione di 4,40. Così abbiamo capito che cosa è il misterioso 4,40 di cui parlano le professoresse ogni volta che accordiamo gli strumenti prima di cominciare le prove d’orchestra.

Alla fine dell’incontro tutti noi pianisti e violinisti con le docenti Giuseppina De Rosa e Maddalena Palmieri abbiamo potuto realizzare un sogno: suonare contemporaneamente con cinque pianoforti veri con i nostri compagni sui loro violini il Canone di Pachelbel. Il suono era limpido preciso come non mai, il brano che conoscevamo bene, perché fa parte del nostro repertorio era diventato bellissimo.

Le professoresse che ci hanno accompagnato non credevano alle loro orecchie. Grandissima emozione!

Gli allievi METRON_NOMOS