Archivi: Gymnasium
Alfabetizzazione Informatica di Base: “ECDL”. Plesso Ada Negri (Corso 2)
Il corso relativo alle classi 3a G e 3a H, avrà inizio martedì 5.12.16 e si svolgerà presso il laboratorio @_negri della scuola secondaria di I grado “Corradino di Svevia” sede Ada Negri e sarà condotto dal docente Emilio Mea secondo il seguente orario:
Classi | Ore | Docente |
3a G e 3a H | Ogni martedì dalle 13:45 alle 15:15 | E. Mea |
Alfabetizzazione Informatica di Base: “ECDL”. Plesso Ada Negri (Corso 1)
Il corso relativo alle classi 1a e 2a G e 1a e 2a H, avrà inizio mercoledì 7.12.16 e si svolgerà presso il laboratorio @_negri della scuola secondaria di I grado “Corradino di Svevia” sede Ada Negri e sarà condotto dal docente Emilio Mea secondo il seguente orario:
Classi | Ore | Docente |
1a e 2a G e 1a e 2a H | Ogni mercoledì dalle 13:45 alle 15:15 | E. Mea |
Gymnasium
Questo Percorso Formativo prende il nome dal ritrovamento del Gymnasium durante i lavori per la linea 1 della metropolitana.
Il Gymnasium
Dal “pozzo” di Piazza Nicola Amore, infatti, è spuntato un tratto di pavimento che i tecnici hanno ritenuto fosse quello posato all’ingresso del Gymnasium: quella sorta di tempio dello spirito e del corpo, usato dai giovani sia come palestra per svolgere esercizi fisici che come luogo d’eccellenza dove ascoltare filosofi, pensatori, letterati e poeti o esercitarsi nella musica. In altre parole stanno tornando alla luce resti monumentali della città imperiale. La Soprintendenza ha reso noto che, sul lato occidentale dell’edificio di prima età imperiale, è stata intanto individuata la struttura muraria di una scalinata, dalla quale sono stati asportati i gradini, mentre si sono conservate parte delle balaustre laterali in marmo. Dagli scavi è venuto alla luce un altro importantissimo ritrovamento archeologico: una testa marmorea che potrebbe raffigurare Nerone. A favore dell’identificazione con Nerone gioca la datazione della statua attribuibile al 50 d.C. Qualche dubbio invece riguarda la barba e la capigliatura che non corrisponde esattamente alla classica iconografia dell’imperatore, anche se potrebbe trattarsi di una raffigurazione più giovanile. Dal punto di vista storico, il ritrovamento costituirebbe una testimonianza che l’area di scavo (dove già è venuto alla luce l’edificio del gymnasium) era sicuramente un luogo di culto imperiale.
Naturalmente il prosieguo degli scavi potrebbe portare a nuovi ritrovamenti in tal senso. E’ anche significativo che il rinvenimento sia avvenuto poco lontano dal teatro dove intorno al 60 d. C., Nerone si esibì in performances canoro-musicali. L’imperatore, infatti, nel 64 d. C., fu impegnato a Napoli, nei giochi Isolimpici e a Benevento, nei Ludi gladiatorii. Si racconta che durante lo spettacolo, tenuto nell’edificio napoletano, il teatro crollò, non per l’esibizione ma per una violenta scossa di terremoto, uno di quei sismi che dal 62 stavano annunciando l’eruzione vesuviana del 79 d.C. . La scoperta della testa marmorea apre nuovi scenari sul passato di Napoli: dopo anni di studi, ricerche e intuizioni finalmente molte domande potrebbero trovare una risposta. Mentre finora si pensava di trovarsi di fronte al rinvenimento di un edificio (il gymnasium) abbattuto volutamente dagli antichi e pertanto privo di qualsiasi statua, ora si pensa che l’edificio possa essere crollato in conseguenza di un evento disastroso (terremoto, alluvione, ecc.) per cui lo scavo potrebbe nascondere ulteriori statue ed oggetti. Sul lato mare, proprio di fronte al tempio di età imperiale, è venuto alla luce un portico composto da un muro di fondo, in reticolato e laterizi, e da un basamento per le colonne. Lungo le pareti, una serie di lastre di marmo, alcune conservate quasi integralmente, altre in frammenti. Portano impressi lunghi elenchi di nomi: sono le liste dei vincitori delle «Isolimpiadi» o «Sebastà», i giochi che dal primo secolo dopo Cristo vennero organizzati a Napoli per celebrare il culto di Augusto. Per ogni anno di competizione una lapide-ricordo scritta in greco, suddivisa per categorie (uomini, ragazzi, fanciulle) e per specialità sportive (corsa, corsa armata, pancrazio). Su qualche lastra è rimasto impresso anche il nome dell’imperatore, cosa che consente di datare il reperto con precisione quasi assoluta. Fino a questo momento gli archeologi sono riusciti a «ripescare» le testimonianze dei giochi disputati ai tempi della dinastia flavia, tra l’anno 69 e l’anno 96, quando il dominio del mondo romano era affidato alle cure di Vespasiano, Domiziano e Tito; è molto probabile che se ne possano ritrovare di più antiche. I reperti di piazza Nicola Amore aiutano a raccontare la storia della città di 2000 anni fa, la storia di Napoli al tempo dell’imperatore. Un mondo a parte, isola di cultura greca, l’unica città d’Occidente nella quale era ammesso il culto di Augusto e si celebravano giochi in suo onore: processioni, sacrifici di buoi, gare di atletica, concorsi ippici, festival di poesia, teatro e musica. Per Elena Miranda, docente di storia greca alla Federico II: «È ipotizzabile che tutta la cittadella olimpica sia conservata sotto gli strati di urbanizzazione successiva parliamo di un’area molto vasta, tra il Museo e Porta Nolana. L’edificio venuto alla luce nella stazione del metrò potrebbe essere il tempio dedicato all’imperatore. A poca distanza dovrebbe esserci il gymnasium e verso piazza Mercato l’ippodromo». E continua: «Non si possono certo buttare giù tutti i palazzi per rivelare le meraviglie dell’antichità. Ma è teoricamente possibile effettuare sondaggi negli scantinati privati, in punti strategici, per individuare la posizione delle altre strutture sportive. Grazie a questa tecnica sarà riportato all’antico splendore il teatro romano di via Anticaglia. E con questo stesso sistema si spera di raggiungere le camere di sepoltura nascoste sotto i Vergini, splendidamente affrescate, che risalgono al periodo compreso tra età ellenistica e regno di Augusto». Alla professoressa Miranda è stato chiesto quando sono emerse le prime testimonianze di questo passato e come si svolgevano i giochi. «Sul finire dell’800, durante il Risanamento, vennero alla luce molte epigrafi con l’elenco dei vincitori dei ”Sebastà”, o giochi augustali. Per volere di Ottaviano, il culto dell’imperatore era consentito in Oriente ma proibito in Occidente. Unica eccezione Napoli che, pur diventando municipio romano nel I secolo, resta una città greca a tutti gli effetti». … «Il regolamento, pure questo un unicum, venne depositato a Olimpia. Nel programma sportivo c’erano gare di atletica leggera, atletica pesante, ippica. Poi c’era uno spazio dedicato all’arte: poesia, teatro e musica. E tutto il contorno della festa popolare e del culto religioso, dalla processione all’ecatombe dei buoi». E dopo Augusto? «Dopo Augusto, Napoli è rimasta il punto di riferimento per gli imperatori. Non solo feste e giochi, ma anche sontuose residenze con vista sul mare. Il legame più forte si è instaurato con Tiberio, Nerone e Tito». Ritornando agli scavi possiamo concludere che il tempio venuto alla luce faceva certamente parte di un vasto complesso sportivo e che in linea teorica, prolungando lo scavo in direzione Museo da un lato e in direzione piazza Mercato dall’altra, sarebbe possibile localizzare anche gli altri impianti usati dagli atleti, dal gymnasium all’ippodromo. «Il portico era usato come luogo d’incontro – spiega il soprintendente Stefano De Caro – ma anche, e soprattutto, come punto d’osservazione delle gare. Visto che il muro chiude la struttura sul lato mare e che le colonne si affacciano sul versante opposto, è ipotizzabile che più in fondo, tra il portico e il tempio, corresse una pista rettilinea per l’atletica. Una pista che corrisponderebbe in tutto o in parte all’attuale corso Umberto». L’importanza delle lastre ritrovate sulle pareti, spiega ancora il soprintendente, sta nel loro stato di conservazione. Altri esemplari ritrovati sul finire dell’800, durante i lavori del Risanamento, sono esposti nella sezione «Epigrafi» del museo archeologico. Perché, a quell’epoca, non furono ritrovate tracce del complesso che oggi sta emergendo dal cantiere del metrò? «E chi ha mai detto che non furono ritrovate? – prosegue De Caro – un secolo fa le tecniche erano diverse e non consentivano, probabilmente, di approfondire la scoperta. Ma c’era anche la superiore necessità di abbattere e ricostruire il centro storico dopo una tragica epidemia di colera».